Rumore in ambiente di lavoro e Trauma Acustico
Traumi acustici sul luogo di lavoro: il medico specializzato e la prevenzione di danni all’udito dovuti all’esposizione a rumori molto forti.
Sordità professionale, o come viene descritta dai medici del lavoro, ipoacusia. I disturbi dell’udito hanno origini antiche: con l’invenzione del cannone, cominciarono a manifestarsi i primi casi.
In breve ci si accorse che l’esposizione prolungata a suoni intensi poteva causare danni a lungo termine. I problemi non fecero che aggravarsi con la rivoluzione industriale, anche alla luce del fatto che per decenni gli operai non furono tutelati dalla figura del medico del lavoro.
Trauma Acustico: gli studi scentifici
I primi studi approfonditi sui traumi acustici in ambito lavorativo, ancora oggi oggetto di studio dai medici del lavoro, risalgono agli anni Settanta.
Iin particolare, lo studio di Baughn analizzò oltre seimila audiogrammi, tracciando le basi di quella che sarebbe diventata la valutazione del rischio professionale. Lo studio di Johnson e Harris, di pochi anni successivo, ha dimostrato come il 36% della popolazione lavorativa esposta a un rumore di 95 decibel presentasse una perdita uditiva di oltre 25 decibel alle frequenze critiche per la voce parlata (500, 1000, 2000 Hz) dopo almeno due decenni di esposizione.
Trauma Acustico: il compito del medico del lavoro
Il compito del medico del lavoro prevede anzitutto la valutazione del rischio nei luoghi di lavoro. Il medico deve quindi valutare le condizioni dell’ambiente rilevando le eventuali fonti di rumore e fornendo sistemi di prevenzione sicuri e concreti.
Nel particolare, il medico del lavoro definisce come “rischio” la possibilità di raggiungimento del livello potenziale di danno derivato da elementi nell’ambiente lavorativo.
La valutazione di rischio acustico da parte del medico del lavoro deve necessariamente tenere presente strumenti quali l’audiometria tonale, ossia la misurazione della capacità uditiva mediante toni puri.
L’esame audiometrico eseguito dal medico del lavoro ha come obiettivo la rilevazione della soglia uditiva del paziente: il medico del lavoro riesce così a capire quale sia l’intensità sonora minima che, ad una determinata frequenza di suono, possa suscitare in una sensazione uditiva. Una volta stabilita la soglia di stimolo, il medico del lavoro può procedere ad una valutazione precisa e scientifica dei fattori di rischio.
Traumi acustici: medicina del lavoro e legislazione
Da un punto di vista legislativo, il medico del lavoro deve inoltre saper distinguere tra i concetti di “rischio” e “pericolo”: nel primo caso si parla infatti di una possibilità che l’evento si verifichi, nel secondo caso si parla invece di certezza.
Il medico del lavoro deve inoltre tener conto delle linee guida ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) secondo cui il rumore in ambito lavorativo non è solo causa di trauma acustico, ma va inquadrato come un agente fisico che può causare un aumento concreto degli altri rischi presenti sul luogo di lavoro, ad esempio rendendo più difficile sentire gli eventuali segnali d’allarme.
Ovviamente, l’attività di prevenzione eseguito dal medico del lavoro protegge il soggetto anche dagli effetti nella vita quotidiana.
Compito del medico del lavoro è quindi prevenire i traumi acustici e le cause di ipoacusia, rilevando i rischi all’interno dell’ambiente lavorativo, facendo uso degli strumenti e dei criteri di valutazione ben definiti.
Fonte: Ipoacusia professionale: il contributo dello specialista otorinolaringoiatra.
Spunti teorici e operativi
di Vittorio dott. Emiliani
http://www.anma.it/wp-content/uploads/2013/02/Interno-4-2013.pdf